Ci sono acronimi e acronimi: spesso lo stesso acronimo ha diversi significati rispetto al contesto da cui proviene. Noi ci occupiamo del mondo industriale, per cui vogliamo svelare il senso di alcune sigle che sentiamo, più o meno frequentemente, ma che magari non conosciamo.
Oggi facciamo luce sul termine HMI, ovvero Human Machine Interface.
Il concetto di interfaccia uomo-macchina è davvero intuitivo e suscettibile di un’infinita varietà di applicazioni: con esso si intende la funzione o il componente che consente all’uomo di operare e interagire con le macchine, in sostanza una dashboard a disposizione dell’operatore.
Il termine, se applicato in ambito industriale, assume un significato più specifico: indica quei sistemi che collegano gli utenti a macchine, sistemi o dispositivi, tipicamente utilizzati per controllare e automatizzare i macchinari industriali e le loro linee di produzione. Questi sistemi sono di solito schermi, spesso touchscreen, installati su macchine e impianti, ma il termine HMI non si limita ad essi! Basti pensare che la prima tipologia di HMI della storia risale agli anni ’50, quando si impartivano i comandi tramite una scheda perforata che veniva inserita nella macchina (batch-processing).
Oggi i sistemi HMI sono disponibili in diverse forme a seconda del tipo di macchinario industriale e di tecnologia: possono consistere in pannelli di controllo, pulsanti, tastiere, tablet, app e dispositivi mobili. I sistemi di HMI di livello avanzato utilizzati in ambito industriale consentono il monitoraggio a distanza in tempo reale dei dati della macchina, permettendo di intervenire tempestivamente in caso di errori o malfunzionamenti.
E per il futuro? I sistemi HMI si avvarranno sempre più di soluzioni cloud, tecnologie legate all’Internet of Things e assistenti vocali, ispirandosi alle interazioni che abbiamo oggi con i nostri smartphone.
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